Il fango è l’unica arma rimasta ad un sistema malato che stiamo sradicando coi fatti

La campagna elettorale è ancora lontana ma la disperazione è già tanta. Non si hanno contenuti, ed allora si passa al caro vecchio fango, note deliranti, lettere anonime: io ringrazio perché certifica da quali “mani” abbiamo tolto e continueremo a togliere la nuova città. Chiedo scusa ai cittadini, si tratta di polemiche sterili che provo a rendere funzionali per fornire qualche informazione utile.

Le fonti sono sempre le stesse e ben note, a partire da chi magari non ha mai pagato un canone al comune, lucrando alle spalle dei cittadini, e sa che è solo questione di tempo affinché la cuccagna finisca per tutti.

Partiamo da Sant’Angelo – Al nostro insediamento i chioschi di Sant’Angelo, concessi con bandi sartoriali dalle giunte di centrodestra, fruttavano al Comune un caffè alla settimana: uno scandalo. Chissà se la Corte dei conti chiederà informazioni anche su questo? Abbiamo messo a bando gli spazi i cui contratti erano scaduti: soltanto due di questi ora fruttano al Comune 40 mila euro all’anno; chi non paga il canone, dovrà lasciarli e saranno rimessi a bando. Tra qualche anno il Comune avrà introitato la cifra necessaria per rifare il look al lungomare. Sarebbe la normalità, ma dalle nostre parti è una rivoluzione. A chi dà fastidio? Alla gente per bene no ed è ciò che importa a noi.

Concessioni del piano spiaggia – Purtroppo, nel corso di questi anni, causa anche i ritardi del Covid, non sono state date nuove concessioni, pertanto tutte le concessioni attuali sono state date dalle amministrazioni precedenti. Per altro chi insinua, finge di non sapere che non ho alcun parente tra i gestori degli spazi, semmai ho omonimi: spero per loro che avere il mio stesso cognome non li stressi troppo.

C’è però qualcosa legata alle attività di Sant’Angelo, di cui non ho mai parlato per eleganza, su cui potremmo ritornare: la questione delle famose aree sociali.

Qualcuno ricorderà la forte opposizione che feci nei confronti della concessione di circa dieci mila metri quadrati di aree pubbliche a privati, non tanto per il principio, ma – come al solito – per la procedura scandalosa e perché era praticamente gratis. Purtroppo, non fui ascoltato. Ebbene non tutti sanno che il 17 marzo 2020 l’ANAC, con delibera n. 263, ha segnalato, rispetto a quella procedura della giunta Mascaro, la “illegittimità nella valutazione dell’offerta tecnica per disparità di trattamento, carenza di istruttoria nonché di motivazione” nonché la illegittimità generale del bando per il mancato rispetto delle disposizioni di cui (solo) agli articoli 71, 72, 77, 79, 95 co. 8. Praticamente un aborto. Questa la differenza tra ieri ed oggi.

Sui concorsi è inutile tornare – Ho ben compreso che per ogni concorso ci sarà sempre una qualche polemica, ma non importa. La cosa importante è che in questi quattro anni, nonostante il Covid, sono state assunte decine e decine di persone, per la prima volta tramite Centro per l’Impiego oppure tramite concorso – con commissioni esterne al Comune e quasi sempre accademiche – che si stanno rivelando preparate, spesso giovani che si sono messi in discussione e che forse danno fastidio a qualche vecchio protettore: se ne dovrà fare una ragione.

Ma andiamo all’argomento di cui mi piace, onestamente, parlare di più: i debiti con l’avvocato Spataro, perché ci offrono la rappresentazione plastica di che tipo di “politici” (parola impropria) stiamo parlando.

Ripassiamo un po’ la storia, con qualche dettaglio inedito. Dal 1997 le amministrazioni rossanesi di centro-destra, che facevano interamente capo alla struttura politico-parentale di oggi, affidano ad un legale decine e decine di incarichi senza una procedura di nessun tipo: una mostruosità amministrativa. Si tratta, dunque, del legale di fiducia della comitiva che oggi, tra ex assessori, ex consiglieri, figli e fratelli, fanno tutti capo a FDI. Come da loro abitudine, non gli hanno pagato nemmeno le spese di viaggio. Del resto, la storia ci ha dimostrato che non pagavano neppure le bollette: l’impegno per rifare le stesse piazze tre volte era troppo faticoso.

Dopo qualche anno, il gentile avvocato porta il conto al Comune.

Sapete chi è stato l’unico che, quanto meno, ha provato a pagare qualcosa, riconoscendo già allora il debito? Con delibera n. 51 del 6 marzo 2014 la giunta Antoniotti approva un accordo transattivo tra Comune di Rossano e lo studio legale, con il quale si pattuiva, in virtù di un debito di 338 mila euro, una sorta di “saldo e stralcio” per un totale di 241 mila euro da pagare con rate semestrali e con una clausola: in caso di ritardato pagamento, l’accordo sarebbe decaduto.

Vennero pagate solo le prime tre rate e poi nulla. L’accordo transattivo è decaduto e gli interessi di un debito contratto, non pagato e già riconosciuto dallo stesso centrodestra sono continuati a maturare.

Quell’epoca finisce, cambia la giunta. A proposito: ho letto di ex amministratori, pronti a candidarsi a qualsiasi cosa con qualsiasi partito esistente, che minimizzano la nostra azione di riconoscimento e pagamenti dei debiti del passato: “ordinaria amministrazione”.

In effetti per quasi 50 milioni di euro di debiti riconosciuti o rateizzati e pagati, la giunta Stasi ha fatto qualche comunicato stampa: esagerati!

Il 27 ottobre 2016, invece, la giunta Mascaro, convoca una conferenza stampa in pompa magna, con tre assessori, tra cui il vicesindaco, un dirigente ed un funzionario (mancava solo un notaio e l’araldo del Re), per annunciare uno scandalo: trovato un milione di euro di debiti! Quella sì che era straordinaria amministrazione. Attenzione: ho scritto “trovati” non “pagati”.

Ma il punto non è questo. Indovinate in quel milione cosa c’è? 

Tra le voci più importanti della massa debitoria individuata, infatti ci sono “le parcelle di un noto professionista. Vi è nei confronti di questo avvocato un debito per lavoro svolto e già in fatturazione di ben 338 mila euro”. Parole loro. Se li hanno individuati, li avranno pagati? No, mica erano fessi. Nel bilancio del 2017, infatti, sono stati riconosciuti e pagati solo 350 mila euro di debiti fuori bilancio, senza i 338 mila euro (nel frattempo incrementati) del “noto professionista”. Soltanto per il mancato pagamento dei rifiuti, nel frattempo, quella amministrazione ci ha mollato 5 milioni di euro di debiti nei confronti della Regione, che abbiamo rateizzato.

Sapete come è stato finanziato il pagamento di questi “pochi” 350 mila euro? L’assessore Candiano spiegò: “anche con minori interessi passivi sull’anticipazione di cassa”. Ci tornerò dopo. 

Ma davvero in quegli anni questi debiti erano nascosti? 

Ho già citato la delibera di giunta del 2014, ma l’ex sindaco Antoniotti, oggi in FDI, proprio in replica a quella conferenza stampa di fine 2016, spiega altri dettagli che fugano ogni dubbio: “Di diversa natura è la vertenza dell’avvocato Spataro, che ha presentato un onorario di 338mila euro, che le precedenti Amministrazioni non avevano mai pagato. Grazie alla mediazione dell’allora assessore agli affari generali, Rodolfo Alfieri, si giunse ad una transazione del debito e la parcella venne decurta a 241mila euro, da pagare in rate semestrali, pena l’annullamento del benefit, che fino alla cessazione del mio mandato sono state puntualmente onorate. Se oggi Spataro, a ragion veduta, pretende l’intero importo del suo onorario è perché il Commissario prefettizio, probabilmente mal suggerito da qualche dirigente tuttofare, non ha rispettato gli impegni”.

In effetti, nel 2018 e nel 2019, visto che nessuno aveva pagato, arrivano i titoli esecutivi.

Al nostro insediamento ho già dimostrato – con date, numeri di atto e cifre – che il tribunale di Cosenza aveva già emesso ben 4 decreti ingiuntivi diventati esecutivi: il n. 1406 in data 5 ottobre 2018; il n. 1725 in data 11 dicembre 2018; il n. 563 in data 15 aprile 2019; l’ultimo, il n. 600, in data 24 aprile 2019.

Quando ci sono titoli esecutivi, nella pubblica amministrazione si può agire in due modi: 1. alla “nazional-paesana”, ovvero facendo finta di nulla, continuando a far maturare interessi da scaricare sulla comunità; 2. fare il proprio dovere, trattare la somma, bloccare la maturazione di interessi, rateizzare e pagare.

Questo è quello che abbiamo fatto per i 10 milioni di euro di debiti fuori bilancio riconosciuti in 4 anni; per i 15 milioni di mancato pagamento delle tariffe di conferimento dal 2013 al 2018; per i 10 milioni di mancato pagamento di energia elettrica, telefonia e gas in tutti gli anni 2000; per i 6,5 milioni di euro di mancato pagamento dei canoni idrici fino al 2004: abbiamo trattato, bloccato gli interessi, rateizzato e stiamo pagando, compreso il debito con questo legale, già riconosciuto nel 2014 e rateizzato fino al 2024.

E tutto questo, udite udite, senza mai aver ricorso alla anticipazione di cassa. A differenza di chi, purtroppo, non conosce nemmeno la differenza tra un atto di indirizzo o di programmazione ed un atto attuativo, la nostra amministrazione non solo non ha mai fatto ricorso a questo strumento, ma non ha mai nemmeno contratto alcun altro debito con le banche, fatta eccezione per il mutuo finalizzato a chiudere la trentennale vicenda della sistemazione idraulica di Vallone Sant’Antonio e per l’anticipazione di qualche finanziamento del GSE.

La cosa bizzarra di tutta questa vicenda, infatti, è che mentre non pagavano le bollette, l’acqua, i rifiuti, le amministrazioni del passato si indebitavano anche con le banche, utilizzando normalmente l’anticipazione di cassa. Una pratica effettivamente ordinaria, ma che noi finora non abbiamo mai attuato e che abbiamo previsto, certo, ma nel caso in cui dovesse essere necessario anticipare delle spese per i progetti del PNRR, che per noi hanno assoluta priorità. Al momento non è stato necessario e questo dimostra effettivamente la qualità complessiva della programmazione amministrativa di questi anni.

Insomma, si possono inventare storie, fare note deliranti, fotomontaggi trash, scrivere lettere anonime, strumentalizzare i vivi ed i morti, tirare in mezzo amici, parenti, dipendenti, imprenditori, preti, ministri, ma non si possono cambiare i fatti ed io ringrazio per ogni occasione che mi viene offerta per ribadirli, anche se ormai sono chiari a tutti.

A questi soggetti mi verrebbe voglia di fare un corso accelerato di “opposizione efficace”, per evitare che facciano figuracce e ricorso a fotomontaggi o lettere anonime. Purtroppo, la prima regola per fare una buona opposizione è “non avere scheletri nell’armadio”, ed in giro vedo più armadi pieni che politici.

Pensare che ad una buona opposizione abbiamo dato lo strumento principale: la trasparenza.

Se oggi tutti i cittadini, compresi i detrattori politici, possono accedere a qualsiasi atto emanato dal nostro comune, dalle delibere di Consiglio alle determine per l’acquisto delle penne bic, comodamente dal loro smartphone è perché l’Amministrazione è una delle poche che ha attivato il canale Telegram dell’Albo Pretorio. Quando facevo opposizione io le delibere di giunta non si trovavano perché erano nascoste negli zaini degli assessori, ed anche questa è storia.

IL SINDACO
FLAVIO STASI

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