LA SINDROME DI STOCCOLMA DELLA CLASSE DIRIGENTE

La sindrome di Stoccolma della classe dirigente 

Solitamente evito di fare commenti strettamente politici, limitandomi a comunicare o spiegare l’attività amministrativa che credo sia quello che interessa di più, ma dal momento che dal 28 febbraio, data in cui sono state presentate le candidature alla Presidenza della Provincia, vengo tirato spesso in ballo, mi concedo due brevissime considerazioni.

La prima è di tipo aritmetico e locale: se al posto di 7 posti in giunta, ne avessi avuti 21, tre quarti dei comunicati ostili di questi giorni non avrebbero avuto autore.

La seconda è più significativa: nella nostra classe dirigente è stata da sempre diffusa una forma di sindrome di Stoccolma, per la quale i nostri rappresentanti (o presunti tali) sono stati sempre devoti a coloro che sistematicamente li hanno messi ai margini insieme ad interi comprensori.

La decisione mia e di altri 300 amministratori convinti, di ogni territorio, di proporre autonomamente la candidatura alla Presidenza della Provincia, superando numerosi “intralci” ed evidentemente senza il beneplacito delle oligarchie politiche solite a decidere sulla testa degli amministratori e dei territori, ha rotto questo schema.

Si tratta di una circostanza inedita che non poteva non scatenare l’odio, in primis, di tutti coloro che, per decenni, in tutti i territori, non hanno mai osato mettere in discussione tali decisioni unilaterali, accontentandosi magari di contentini individuali e facendosi sistematicamente dividere nelle città, nelle organizzazioni, nelle amministrazioni.

Evidentemente in questo momento c’è un gruppo di amministratori che ha deciso di imboccare una strada diversa, proponendo semplicemente una discussione di metodo e merito politico sulla Provincia, a partire dal coinvolgimento e dal ruolo di coloro che dovrebbero essere protagonisti di questa tornata e delle scelte future, ovvero sindaci e consiglieri comunali.

Si tratta anche, forse banalmente, dell’esigenza di riscatto di molti territori e di chi li rappresenta; del resto, se in Calabria la parola “riscatto” è ricorrente da 70 anni ci sarà una ragione.

 

IL SINDACO

FLAVIO STASI

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